GIOVANNI XXIII: La storia di Angelo Roncalli, il Papa che ha cambiato il mondo
A quasi 60 anni dalla sua morte (3 giugno 1963), ripercorriamo la vita di Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII, che parte da lontano, da due secoli fa.
Era la fine dell’Ottocento e l’Italia era una nazione completamente differente dove la povertà e la fatica non spaventavano, ci si accontentava del necessario e la Messa era un momento atteso. Almeno questo era il suo mondo. Era il 25 novembre 1881 quando Battista Roncalli e Marianna Mazzola diedero alla luce il loro quarto figlio, il primo maschio dopo Maria Caterina (che aveva 4 anni), Teresa (2 anni) e Ancilla (1 anno).
L’INTUIZIONE DELLO ZIO
Fu lo zio Zaverio, una sorta di “capo morale” della famiglia Roncalli, a convincere la coppia a far battezzare subito il piccolo. Siamo nel paesino di Sotto il Monte (oggi si chiama Sotto il Monte Giovanni XXIII), a circa sedici chilometri da Bergamo, che contava poco più di mille abitanti sparsi nelle varie aree: i Roncalli abitavano in località Brusicco in una grande casa di proprietà dei Morlacchi chiamata “Palazzo” per le sue dimensioni.
Questa casa con 5 ettari di terreno e la stalla con sei mucche da latte e i vitellini erano gestiti in mezzadria dalla famiglia Roncalli composta da una trentina di persone in base a due ceppi: quello di Battista (13 figli) e Giuseppe (11 figli) oltre ad Angelo (papà di Battista) e del fratello Zaverio.
Era una famiglia povera ma dal grande cuore:
«Alla nostra tavola mai pane, soltanto polenta; niente vino ai ragazzi e giovani; raramente la carne; appena a Natale e Pasqua una fetta di dolce casalingo»
ricorderà successivamente il Papa. Per Angelo è stata fondamentale la figura dello zio Zaverio che sin da subito lo ha istruito ed indirizzato verso l’amore di Dio. Merito anche della nascita del fratellino Zaverio, che spinse il piccolo Angelo di due anni a lasciare il lettone dei genitori per emigrare nella stanza dello zio che al termine della giornata gli leggeva il “Bollettino Salesiano”, le lettere dei missionari e lui che sognava un futuro da viaggiatore.
ANGELINO LADRO DI ZUCCHE
Per capire la famiglia Roncalli e quei tempi, c’è un episodio raccontato dalla cugina Camilla:
Tornando da scuola Angelino vide una bella zucca nel campo del vicino (a quei tempi la zucca cotta nel forno era una prelibatezza) e la rubò portandola a casa. Qui però trovò lo zio Zaverio che gli ordinò di portarla indietro: «Ricordati che siamo poveri ma non voglio la roba degli altri!». E così Angelino si ricaricò la grossa zucca per riportarla al vicino che lo interrogò al riguardo. Angelino spiegò tutto dicendo che era stato lo zio Zaverio a insistere per riportarla. «È un galantuomo, tuo zio. E fa bene a insegnarti che la roba degli altri non si deve toccare» gli rispose l’uomo che alla prima occasione regalò alla famiglia per cinque zucche belle grosse.
I SACRIFICI PER STUDIARE E L’INGRESSO IN SEMINARIO
Nello stesso anno alla gioia della nascita del fratellino dovette contrapporre la perdita della sorella maggiore Maria Caterina morta a soli sei anni per una febbre alta. Roncalli ricorderà che chiese alla madre «E adesso mamma?» ricevendo come risposta: «Adesso è in Paradiso, Angelino». Angelino, il diminutivo con cui lo chiamavano tutti. Arriva il tempo della scuola elementare dove lui era il primo della classe. Nel 1889 riceve il sacramento della Cresima e fa la sua prima Comunione: Angelino era sempre più innamorato della religione e quando nel 1890 finisce la terza elementare (a quei tempi duravano tre anni) avrebbe voluto studiare per diventare prete ma per il Seminario di Bergamo bisognava pagare e i Roncalli non avevano i fondi necessari. Lo zio Zaverio lo manda a studiare italiano e latino dal parroco di Carvico: ogni giorno Angelino si faceva, andata e ritorno, due chilometri a piedi per andare a studiare. A nove anni. Un anno dopo era pronto per entrare in terza ginnasiale ed andò al collegio vescovile di Celana che preparava gratuitamente i giovani migliori all’entrata in Seminario. Angelo si trasferisce da alcuni amici della madre a Calderizzi a “soli” tre chilometri da Celana. Fu un disastro perché Angelino aveva solo dieci anni e veniva dalla terza media mentre i compagni erano più grandi e preparati.
Al secondo trimestre tornò a casa dove però non fu accolto come uno sconfitto, anzi, la famiglia fece di tutto per calmarlo e ricaricarlo. Nell’estate del 1892 il canonico Giovanni Morlani si offre di pagargli la retta del Seminario, quindi lui si prepara meglio per l’esame di ammissione alla terza ginnasiale che infatti passerà senza problemi.
Sedici chilometri a piedi insieme al padre Battista per raggiungere il Seminario a Bergamo e a 11 anni Angelino comincia la strada che lo porterà al soglio pontificio. Questa volta non sbaglia: il 24 giugno 1895 indossa l’abito clericale.
LA LAUREA E L’ORDINAZIONE A SACERDOTE
Nel 1896 acquista un quaderno dalla copertina scura su cui annota i suoi pensieri quotidiani: non si fermerà più e tempo dopo queste note saranno pubblicati come “Il giornale dell’anima”.
Il 3 gennaio 1901 giunge a Roma per perfezionare i suoi studi teologici presso il Seminario dell’Apollinare.
Il 30 novembre inizia il servizio militare di leva nel 73° fanteria, brigata Lombardia, presso la caserma Umberto I (Bergamo).
Ripresi gli studi, nel 1904 si laurea in teologia (l’assistente è Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII) e viene ordinato sacerdote il 10 agosto: il giorno dopo celebra la sua prima Messa presso la tomba di San Pietro nelle Grotte Vaticane e viene presentato a Papa Pio X. Torna a Sotto il Monte da sacerdote ma a novembre il vescovo lo spedisce di nuovo a Roma per fargli prendere la laurea in Diritto Canonico. Nel frattempo però viene richiamato a Bergamo come segretario del vescovo anche se nel maggio 1915 scoppia la guerra e anche lui riceve la cartolina-precetto: viene assegnato come cappellano militare all’ospedale succursale di riserva di Bergamo dove coordina anche l’opera di assistenza religiosa ai militari. Finita la guerra Don Angelo riprende ad insegnare in Seminario (aveva iniziato nel 1906: comincia con Storia ecclesiastica ma prenderà anche la cattedra di Apologetica, di Teologia fondamentale, di Patrologia) ma il 10 dicembre 1920 viene chiamato dal vescovo che gli annuncia la chiamata da Roma dove andrà per dirigere l’Opera della Propagazione della Fede.
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