Chi è GIORGIO ZANCHINI (Quante Storie), il conduttore che ci apre gli occhi: «Il nostro è un tempo di enorme distrazione»


Senza nulla togliere a trasmissioni come “Temptation Islands”, “Uomini e donne” o reality vari, ovvero programmi tv che mostrano il lato più leggero della vita, ci sono trasmissioni che adoriamo e che non smetteremmo mai di guardare. Una di queste è “Quante Storie” condotto dal giornalista Giorgio Zanchini che ci piace per la qualità delle storie raccontate e dal garbo e dal modo in cui Zanchini le racconta e le fa raccontare intervistando i suoi ospiti. La caratteristica di Zanchini è quella di raccontare senza filtri, senza troppi preconcetti ed è questo che ci piace. Ma chi è Giorgio Zanchini? Chi è questo giornalista che riesce nel miracolo (per questi anni) di fare una trasmissione senza urlare o raccontare il lato morboso delle storie?

Indice

Dalla Radio Rai ai programmi tv

Giorgio Zanchini è nato il 30 gennaio 1967 a Roma e dopo la laurea con lode in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Zanchini ha successivamente approfondito i suoi studi in Giornalismo e comunicazioni di massa presso la LUISS di Roma. Questo solido background accademico ha costituito la base per la sua futura carriera nel mondo dei media. L’ingresso di Zanchini in RAI avviene nel dicembre 1996, quando supera un concorso per lavorare al Giornale Radio Rai e da quel momento la sua carriera si sviluppa inizialmente in ambito radiofonico, con esperienze significative presso Radio 1 e Radio 3: partendo dal Giornale Radio Rai in cui è stato dal 1996 al 2010, ha poi condotto su Radio 1 o Radio 3, “Il baco del millennio”, “Radio anch’io” e “Tutta la città ne parla fino al 2014. Almeno finché la Rai parte tv si accorge di lui e lo promuove alla conduzione di “Il cielo e la terra” nel 2008 su Rai 3. Sembra un futuro segnato e invece le trasmissioni successive arrivano solo nel 2019 con quel “Quante storie” che oggi va spesso in replica su Rai 5.

Quante storie… raccontate con i suoi libri!

Oltre al lavoro radiotelevisivo, Zanchini si dedica all’insegnamento e alla formazione, tenendo lezioni, master e seminari sul giornalismo in diverse università italiane. Dal 2013, insieme a Lella Mazzoli, è direttore del Festival del giornalismo culturale, un evento che rappresenta un’importante occasione di confronto e riflessione sul ruolo della cultura e dell’informazione nella società contemporanea. Zanchini è anche un prolifico autore di saggi e libri che esplorano vari aspetti del giornalismo e della cultura. Ecco l’elenco delle sue opere:

  • Quale cultura per quale mercato: le pagine culturali italiane e anglosassoni tra mercato e gerarchie (2006)
  • Il giornalismo culturale (2009-2013)
  • Utopie. Percorsi per immaginare il futuro (2012, con Graziella Mazzoli)
  • Un millimetro in là: intervista sulla cultura a Marino Sinibaldi (2014)
  • Leggere, cosa e come: il giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete (2016)
  • La radio nella rete: la conversazione e l’arte dell’ascolto nel tempo della disattenzione (2017)
  • Cielo e soldi. Il giornalismo culturale tra pratica e teoria (2019)
  • La cultura orizzontale (2020, con Giovanni Solimine)
  • Sotto il radioso dominio di Dio (2020)
  • Teledemocrazia. Sudditi o cittadini? (1996)
  • Esistono gli italiani? Indagine su un’identità fragile (2023)
  • Cervelli anfibi, orecchie e digitale. Esercizi di lettura futura (2023, prefazione)
  • La libreria degli indecisi: Letture che ci insegnano il coraggio di non scegliere (2024)
  • La cultura nei media. Dalla carta stampata alla frammentazione digitale (2024)

Grazie alle sue opere in radio, in tv e con i libri, Zanchini ha ricevuto molti premi, dal Premio Saint Vincent nel 2007 al Premio Arrigo Benedetti per il giornalismo.

Teorico della Frammentazione Mediatica

Il pensiero di Giorgio Zanchini è cambiato negli anni e se prima si focalizzava sulla storia, sui media e poi sul concetto stesso di cultura, oggi è più teso a capire i meccanismi del nuovo linguaggio comunicativo. Un linguaggio che, secondo lui, chi è nato nel Novecento fatica a comprendere perché è cresciuto in un mondo in cui era tutto definito: si sapeva quali fonti erano autorevoli e quali no, si sapeva cosa bisognasse fare per informarsi e per farsi una cultura. Si leggevano i libri, si studiava per conoscere e soprattutto per approfondire. Oggi invece è tutto cambiato a causa di quella che viene definita la “frammentazione culturale” portata dal web. Durante un recente intervento a Borgo Valsugana, Zanchini ha spiegato che «la mia generazione ha sperimentato il passaggio a una progressiva frammentazione del modo di trasmettere il sapere, che un tempo era gerarchico e definibile: nel Novecento c’era una mappa chiara di quali erano i giornali da leggere, le riviste, i luoghi in cui si produceva cultura, come università e centri di ricerca, e dove la si fruiva. Ora tutto è diverso». Questa frammentazione, sebbene renda l’accesso alla cultura più democratico, porta con sé il rischio di superficialità e distrazione:

«Il nostro è un tempo di enorme distrazione: pensiamo solo all’uso che facciamo degli smartphone. Lo vedo nei miei figli adolescenti, la loro incapacità di concentrarsi più di un quarto d’ora su un testo, persino su un film» (Giorgio Zanchini)

Questo punto di vista mette in luce come la tecnologia abbia reso il panorama informativo più difficile da gestire, ma al contempo ricco di potenzialità e una sfida enorme per chi fa informazione e in particolare per i giornalisti, ma più in generale nel campo culturale. Anche perché è cambiato il mezzo ma anche la modalità di fruizione. Oggi il pubblico non legge, preferendo altre forme per farsi una cultura:

«Stiamo tornando a una sorta di oralità. Nei consumi sul telefonino da parte dei giovani, i video sono predominanti. È come se stessimo tornando a un sapere trasmesso appunto oralmente invece che attraverso la lettura tradizionale. E questo oggettivamente comporta rischi: è un campo che necessità un’attenzione enorme, perché cambia proprio il modo in cui è fatta la nostra testa» (Giorgio Zanchini)

La Cultura Orizzontale

Tutto questo è dovuto a ciò che lui chiama la “cultura orizzontale”: una cultura aperta e permeabile, eternamente connessa. Questo porta ad una comunità che è molto più aperta, permeabile, ed eternamente connessa rispetto al passato Una comunità dove il singolo è perennemente a caccia di notifiche, video, meme, esperienze, letture e a sua volta è perennemente attivo, nell’immettere notifiche, nel viralizzare, nel raccontare sé stesso, le proprie giornate, le proprie idee. Una volta non era così, le comunicazioni venivano dall’alto «attraverso la televisione e la radio, condivisione attraverso i giornali, e poi ognuno chiuso nelle sue case a parlare tutt’al più coi propri familiari e al telefono con qualche amico. L’orizzontalità in questo momento ci sta salvando, sta rendendo potenzialmente ricchi persino gli arresti domiciliari. La cattività casalinga ha aguzzato ingegni e stimolato creatività e generosità. Sono infiniti gli esempi di pratiche culturali comuni, dalla cucina, alle lezioni partecipate, ai club di lettura e pittura, ai tanti artisti e maestri che dedicano molto più tempo ad attività in comune». Tuttavia, Zanchini mette in guardia contro l’illusione che l’orizzontalità sia sempre positiva, sottolineando la necessità di competenza e sapere profondo.

«L’orizzontalità è una buona cosa ma non va bene per tutto. Ci sono momenti in cui per capire le cose, adattarsi, rispondere alle sfide, leggere meglio il quadro, abbiamo bisogno di verticalità, che è una metafora per competenza, sapere profondo, esperienza, capacità di correlazione e comprensione storica. Uso un’altra metafora: quando si alza la marea si vede chi sa nuotare» (Giorgio Zanchini)

Dove vedere i programmi di Giorgio Zanchini in streaming

Il cielo e la terra

Non disponibile in streaming

Quante Storie

Quante storie - RaiPlay

Rebus

Rebus - RaiPlay

Obiettivo Mondo

Obiettivo Mondo - RaiPlay

L’Italia di Dante

L'Italia di Dante - RaiPlay

5000 anni e più – La lunga storia dell’umanità

5000 anni e più. La lunga storia dell'umanità - RaiPlay

Italic, carattere italiano

Italic, carattere italiano - RaiPlay

RAInchieste

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Foto: Rai. Fonti: iltquotidiano.it, che-fare.com 

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