Le BATTUTE DI BORIS che usiamo (o come possiamo usarle) tutti i giorni
Domanda: Ho scoperto che “Dai dai dai” e “Cagna maledetta” arrivano dalla serie tv Boris. Quali sono le migliori battute di Boris che sono entrate nella storia?
è una delle serie tv cult della tv italiana. Si tratta di una satira molto divertente sulla tv stessa ed è amatissima per la sua storia ma anche per alcune battute entrate nella storia. Sono molte le battute di Boris al punto entrate nel linguaggio comune al punto che ormai le usiamo quotidianamente senza neanche sapere che arrivano da lì. Ecco quelle più famose.
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LE MIGLIORI BATTUTE DI BORIS E COME USARLE
A ca**o di cane
La ripete spesso il regista René Ferretti per riferirsi al modo in cui vengono girate le varie scene. Nel suo caso, infatti, c’è il problema del poco tempo per girare (molte scene in un solo giorno significa farsi andare bene la prima senza poterla ripetere) e il disinteresse della Rete per la qualità.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: L’espressione, in realtà, fa parte del linguaggio romanesco da molto prima di Boris, ma oggi la usiamo tutti per indicare qualcosa da realizzare o che è stato realizzato con scarsa attenzione e poca qualità. Un prodotto acquistato e subito rotto? È stato fatto “a ca**o di cane”. Un lavoro che richiederebbe una settimana di tempo e che invece va concluso in poche ore? Bisogna sbrigarsi e fare il meglio possibile, ma spesso viene fatto “a ca**o di cane”. E così via.
Bucio de cu*o
È il tormentone del comico Nando Martellone che fa ridere tutti. Nata come sketch comico, poi entra nel cast della fiction “Gli occhi del cuore” come elemento comico.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: Anche questa viene dal gergo romanesco dove però indica un colpo di fortuna. Tipo, “potevo farmi male e invece non mi sono fatto niente. Che bucio de cu*o!”. Nel caso di Martellone, invece, viene detta così, a caso, solo per far ridere. Oggi tutta Italia l’ha scoperta e la usa nel modo originale.
Cagna maledetta
È il modo in cui René Ferretti commenta le performance dell’attrice Corinna Negri che si crede una grande attrice e che invece lavora come protagonista de “Gli occhi del cuore” solo perché è raccomandata. Questa raccomandazione spiega il perché non sia brava a recitare.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: È diventato sinonimo di una “persona che non sa fare bene qualcosa”. E non solo nel caso di una donna, bensì in generale.
Dai dai dai
È l’espressione motivazionale con cui René Ferretti spinge i suoi a fare meglio.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: La usiamo come Ferretti, ha sostituito le varie “Daje”, “Forza che ce la fai” ecc. Dobbiamo incitare qualcuno? Dai dai dai!
Smarmella
È il modo con cui il direttore della fotografia Duccio Patané si riferisce alla luce e al modo di ripresa. È quell’effetto quasi nebbia che veniva usato in passato per i flash back. Ne “Gli occhi del cuore”, invece, è la normalità.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: Si usa di meno ma indica il presentare le cose in modo fumoso in modo consapevole.
Apri tutto
Anche questa è un’espressione di Duccio Patané legata alle luci del set e spesso è associata a “smarmella”. I film d’autore, infatti, hanno spesso una luminosità soffusa, scarsa, come se noi spettatori guardassimo nell’animo dei personaggi. Quindi candele, lampade di colori caldi e bassa luminosità. Al contrario, se invece si accendono tutte le luci tipo stadio di notte allora c’è poco da scrutare nell’animo. Ecco, “aprire tutto” indica proprio quest’ultima tipologia. “Gli occhi del cuore” non è arte, è qualcosa che verrà realizzata e dimenticata ma che il pubblico deve capire e apprezzare subito.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: È sinonimo di apertura, di non voler nascondere qualcosa. Un esempio di utilizzo può essere: in un negozio che sta decidendo i saldi da fare: “Che dici, mettiamo ‘a partire da’ o una percentuale precisa?”. “Ma dai, apri tutto e metti ‘saldi totali'”.
Impepata di cozze
È l’espressione che usano gli sceneggiatori quando devono realizzare una sceneggiatura che possa piacere a tutti. Quindi non un film d’autore, ma tanti generi diversi, tanti stili, che possano piacere al maggiore numero di pubblico possibile.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: A Roma si direbbe “buttala in caciara”, nel senso di non focalizzarsi troppo sui dettagli ma di mettere tanti elementi anche diversi che però danno l’impressione che sia “tanta roba”. Si usa anche nelle vendite: se vendi una tshirt, allegaci anche una bella confezione, un buono sconto, una brochure, un concorso con la possibilità di vincere qualcosa ecc. Alla fine è solo una tshirt ma chi la acquista ha l’impressione di aver fatto proprio un bell’affare. In realtà, era solo una maglietta.
Genio!
La dice René Ferretti quando deve elogiare qualcuno.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: Proprio come fa Ferretti, è un’espressione sinonimo di “Grande!”, “Fantastico” e altri superlativi. Magari, come fa lui, prima lo motivi con “dai dai dai” e poi, a cose fatte, lo elogi con “Genio!”.
Molto Italiano
È una frase tipica di Steve La Rochelle protagonista de “Gli occhi del cuore”. Lui si crede un grande attore anche per aver studiato all’estero. Per questo mette sempre in confronto il modo di fare tv estero con quello italiano: all’estero le cose vengono fatte bene, in Italia no. Ecco perché quando qualcosa viene fatto male, lui dice “questa cosa è molto italiana”.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: Per fortuna le cose sono cambiate e molte serie tv italiane sono dello stesso livello o anche migliore di quelle estere. “Molto italiano”, però, è un’espressione pregiudiziale, un modo per denigrare il modo di fare degli italiani. È un sinonimo di “l’erba del vicino è sempre più verde”.
È Coffee Break signori!
È l’espressione detta da Duccio Patané per descrivere il momento di una pausa.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: Idem, possiamo usarla in ufficio o quando vogliamo fare una pausa.
Lo Schiavo
È il modo in cui viene chiamato lo stagista tuttofare Lorenzo.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: Questa, per fortuna, non viene molto utilizzata. Anche simpaticamente non è il massimo. In passato, invece, era il modo in cui effettivamente alcuni dirigenti chiamavano simpaticamente (per loro che lo dicevano non per chi lo riceveva) i loro tuttofare, specie gli stagisti.
Così, de botto, senza senso
È una delle espressioni degli sceneggiatori di “Boris” quando devono decidere gli eventi. “Gli occhi del cuore” non deve avere una trama credibile, deve solo colpire il pubblico in un certo momento per non fargli cambiare canale e quindi guardare le pubblicità. Ecco perché a volte si inventano degli eventi che non hanno senso. E come lo decidono? A caso.
Come la usiamo o possiamo usarla oggi: È l’elemento shock, estemporaneo, qualcosa che facciamo per colpire positivamente qualcuno. E come lo stupiamo? Facendo qualcosa all’improvviso e senza senso, qualcosa che non si aspetti. Così, “de botto”, ovvero all’improvviso.
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