Il film “Fly Me to the Moon” è una storia vera? Quasi, ma il FINTO ALLUNAGGIO sembra ci sia stato davvero!


Il film “Fly Me to the Moon” è una storia vera? L’uscita al cinema del film, infatti, ha suscitato molta curiosità tra gli spettatori, spingendoli a chiedersi quanto ci sia di vero nella storia raccontata. La trama vede un assistente della Casa Bianca di Nixon (Woody Harrelson) inviare l’esecutiva pubblicitaria di New York Kelly Jones (Scarlett Johansson) al Kennedy Space Center della NASA in Florida per supervisionare una versione falsa del primo sbarco sulla Luna, da filmare in uno studio, nel caso in cui la missione reale non andasse a buon fine. In piena Guerra Fredda, con l’Unione Sovietica che aveva lanciato il primo satellite artificiale nel 1957, gli Stati Uniti non potevano permettersi un fallimento. Quanto c’è di vero in questa storia? Ecco la verità.

La storia vera dietro “Fly Me to the Moon”

“Fly Me to the Moon” è solo parzialmente basato su eventi storici e la maggior parte della trama è pura finzione. Ovviamente, tutto ciò che riguarda la missione Apollo 11 e l’allunaggio fa parte della storia reale. Nel film, vediamo le meticolose preparazioni della NASA per preparare Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins al viaggio.

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Il regista Greg Berlanti ha rivelato in un’intervista quanto fosse importante per lui ottenere l’approvazione della NASA per questo film, cosa che alla fine è arrivata e anzi hanno potuto girare in loco a Cape Canaveral, in Florida. Questo ha potuto ricreare la scena esattamente come allora. Hanno avuto persone che avevano partecipato al lancio originale, e che si sono commosse entrando nella sala di lancio perché sembrava loro di fare un salto indietro nel tempo.
Il film comunque gioca con la teoria complottistica del finto allunaggio, ma alla fine chiarisce che la trasmissione in diretta che il mondo ha visto era al 100% reale e che Neil Armstrong ha davvero fatto un grande passo per l’umanità.

Esiste davvero Kelly Jones di “Fly Me to the Moon”?

La protagonista del film è Kelly Jones, interpretata da Scarlett Johansson, ed è un personaggio completamente inventato. Anche se probabilmente l’autrice Rose Gilroy si è ispirata al team di PR che la NASA assunse per promuovere le missioni lunari negli anni ’60, Kelly Jones non rappresenta una persona reale.

Se proprio però vogliamo cercare qualcosa di simile, in realtà c’è stato davvero qualcuno incaricato di “vendere” lo sbarco sulla Luna a livello promozionale. Il vero capo della divisione affari pubblici della NASA durante la preparazione dell’allunaggio dell’Apollo 11 era un giornalista di nome Julian Scheer. Scheer ha supervisionato un team di ex giornalisti che hanno aiutato i media a coprire il programma spaziale e a raccontare le storie del personale e degli astronauti. È stato Scheer a insistere affinché i primi passi sulla Luna fossero trasmessi in diretta televisiva. Contrariamente ai sovietici, che non permettevano ai giornalisti di conoscere i dettagli del programma spaziale, la NASA consentiva al proprio personale e agli astronauti di parlare liberamente.

Julian Scheer - Quootip

Julian Sheer in una foto del 2001 di Hugh Morton (Wikipedia)

Esiste davvero Cole Davis di “Fly Me to the Moon”?

L’altro protagonista del film, Cole Davies, interpretato da Channing Tatum, ha un’ispirazione più tangibile. Nel film, Davies è il direttore del lancio per la missione Apollo 11, un ruolo che nella realtà apparteneva a Eugene Kranz, il secondo direttore di volo della NASA, noto anche per aver diretto la missione di salvataggio dell’Apollo 13 nel 1970, come rappresentato nel film di Ron Howard del 1995 (era interpretato da Ed Harris). Anche se Kranz potrebbe aver ispirato il personaggio, Cole Davies è un personaggio unico con la sua storia, inclusi i sensi di colpa per un errore commesso in una missione Apollo precedente.

Kranz arrivò alla NASA dopo che Kennedy lo aveva conosciuto in occasione della campagna presidenziale del 1960. Fu contattato da James Webb, l’amministratore della NASA (quello a cui è stato dedicato il celebre Telescopio spaziale), che gli chiese di sviluppare un piano per coordinare la copertura mediatica del programma spaziale. Sheer fu coinvolto nelle discussioni sulla cerimonia lunare di innalzamento della bandiera e sulle parole da scrivere sulla placca lasciate sulla Luna, resistendo con successo alla pressione del Presidente Richard Nixon includere la menzione di Dio. E fu Sheer a insistere con gli ingegnere per portare una telecamera a bordo con cui milioni di persone hanno poi assistito alla diretta.

Il vero finto allunaggio

Una cosa che pochi sanno è che fu realmente realizzato un “piano B”, ovvero un finto allunaggio e che fu realmente girato da Stanley Kubrick. Lo riporta il sito PassioneAstronomia che racconta tutta la storia. Questo è un sito di informazione e non divulga fake news o altro e racconta bene questa vicenda. Perché sarebbe stato scelto proprio Kubrick? Perché nel 1968 aveva vinto l’Oscar per i migliori effetti speciali con “2001: Odissea nello spazio” che quindi sapeva gestire la migliore tecnologia di effetti speciali presente in quel momento sul mercato.

Passione Astronomia

L’home page del sito PassioneAstronomia

Secondo il sito, l’allora presidente Richard Nixon (che era appena stato eletto nel gennaio 1969) voleva risolvere la questione Vietnam ma intanto doveva distogliere l’attenzione degli americani e del mondo da quello che era un fallimento clamoroso nella guerra in Vietnam che era iniziata il 1º novembre 1955 e che non sembrava avere fine. Nixon vinse le elezioni anche per aver promesso un fantomatico “piano segreto” per risolvere la guerra. Nel frattempo sentiva la pressione dell’URSS in pieno periodo di Guerra Fredda, quindi sembra che Nixon abbia chiesto alla NASA di accelerare i tempi del primo uomo sulla Luna sentendosi rispondere che ci voleva più tempo. Lui disse comunque di spingere forte per arrivare alla riuscita del progetto e, intanto, decise di girare un filmato falso da utilizzare solo in caso di fallimento.

Questo filmato sarebbe stato realizzato dalla Metro Goldwyn Mayer negli studi di Londra, con Stanley Kubrick alla regia, sfruttando la sua abilità nel creare effetti speciali realistici. La troupe era composta da agenti della CIA, con tre agenti della CIA (poi inviati in Vietnam) che avrebbero recitato il ruolo degli astronauti.

Le “prove” del finto allunaggio di Kubrick

Da anni le teorie complottistiche citano Kubrick come regista dell’allunaggio, e citano prove inserite qua e là nei suoi film, a partire dal film “Shining” (1980) dove si vede il maglione indossato dal bambino Danny con l’immagine del razzo e la scritta “Apollo 11”, il cambiamento del numero della stanza dell’Overlook Hotel da 217 (come nel libro) a 237, che rappresenterebbe la distanza in miglia tra la Terra e la Luna (anche se in realtà sono 238.000 miglia). O come quando Jack urla alla moglie le sue responsabilità nei confronti dell’Overlook Hotel, una metafora sul fatto che lui non poteva raccontare la verità sull’allunaggio. Tutte prove affascinanti ma smentite praticamente da tutti e dai fatti.

Foto: Wikipedia

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