ARTI MARZIALI: Dal Judo al Thai, le differenze e se serve davvero come difesa personale
Domanda: Vorrei provare le arti marziali ma quali sono le differenze fra gli stili? E potrò usarle per difendermi dai molestatori?
Stanca della solita ginnastica? Ti senti carica e sprizzi energia da tuffi i pori? Se cerchi un metodo efficace per sfogarti e che ti faccia sentire più sicura e pronta a difenderti, prova con i calci e i pugni! No, non contro chi ti fa arrabbiare, ma in palestra! Incrocia i guantoni e scegli tra le discipline di arti marziali quella più adatta a te.
UN PO’ DI STORIA DELLE ARTI MARZIALI
Le arti marziali hanno un’origine molto antica e risalgono a circa cinquemila anni fa, in Mesopotamia, come dimostra un bronzetto e un bassorilievo raffiguranti uomini in atteggiamento da combattimento. Eppure questa arte antica ed affascinante arriva in Europa soltanto dopo la seconda guerra mondiale grazie alla permanenza in Giappone di molti militari statunitensi. Da lì entrarono in occidente prima alcune tecniche e successivamente l’intero sistema delle arti marziali, e dagli anni ‘60 le arti giapponesi come il Karate e il Judo divennero piuttosto famose. La grande popolarità delle arti marziali, però, arriva negli anni ‘70, grazie al cinema di Hong Kong che decise di rifarsi alle arti marziali cinesi (da lì fu coniato il termine “Kung-fu”) e che ebbe come grande diffusore il famoso Bruce Lee, inventore del “Jeet Kune Do”. Il successo di Lee come attore contribuì enormemente alla diffusione delle arti marziali, inizialmente negli USA e poi anche nel resto del mondo.
A COSA SERVONO LE ARTI MARZIALI
A distruggere l’avversario? No se svolte in modo sano, anzi, lo scopo delle arti marziali è quello di educare sia il corpo che la mente, apportando benefici sia fisici che psicologici. E non è tutto. Praticare arti marziali riduce la massa grassa, tonifica i vari gruppi muscolari e favorisce l’aumento della forza, migliora la reattività e i riflessi, aumenta agilità e destrezza, favorisce inoltre la mobilità articolare e giova all’apparato cardiovascolare e a quello respiratorio.
Dal punto di vista psicologico insegna la disciplina, responsabilizza sull’uso della forza e aiuta a prendere coscienza dei propri limiti e delle proprie capacità. Le arti marziali insegnano inoltre a rispettare gli avversari e a curare con attenzione il proprio corpo, a contrastare l’ansia e l’insicurezza favorendo il controllo di sé e aiutando a rimanere calmi in situazioni di pericolo.
A praticare le arti marziali si può cominciare già dai sei anni e sono importanti per educare i bambini a sviluppare le proprie capacità di coordinamento psico-fisico. Le discipline più praticate sono: Kung Fu, Taekwondo, Judo, Karate e Aikido.
LE DISCIPLINE OLTRE IL KARATE E IL KUNG FU
• Taekwondo: È l’arte marziale più popolare nel mondo. Si basa soprattutto su calci tirati da una posizione mobile, usando maggiormente la gamba rispetto al braccio. Si usano anche blocchi, pugni e colpi a mani aperte, colpi acrobatici, salti, calci multipli e si studiano anche i punti di pressione per colpire in modo più efficace.
• Judo: Fondata nel 1882 in Giappone, è disciplina olimpica. Significa “via dell’adattabilità” perché si basa sull’adeguare l’azione del judoka sulla forza avversaria per ottenere il controllo della sfida. L’idea è che se si viene assaliti non bisogna contrastare il nemico con altrettanta forza ma adeguarsi alla sua azione sfruttandola: si usa il suo slancio per attirarlo a noi e sbilanciarlo. Rompere l’equilibrio del nemico neutralizzandolo buttandolo a terra è l’obiettivo principale.
• Kick Boxing: È una disciplina che unisce le tecniche del pugilato a quelle delle arti marziali. Nei combattimenti sono previsti calci e pugni ai piedi, alle gambe, al busto e al viso. Le zone off-limits sono la testa e i genitali. È uno sport completo perché stimola tutti i muscoli del corpo, soprattutto le braccia, le gambe e i glutei, che si modellano e si tonificano. Inoltre aumenta il fiato e fa bruciare molte calorie. Prima di scendere sul ring, si apprendono le tecniche da fermo, per schivare i colpi e per attaccare.
Oltre all’elasticità muscolare, migliora l’agilità e la prontezza dei riflessi.
• Savate: È la boxe francese e si pronuncia savat, in francese “ciabatta”. È stato inventato nel ‘700 dai marinai del Porto di Marsiglia, che unirono le tecniche di lotta apprese nei loro innumerevoli viaggi in Oriente con la boxe. Oltre ai pugni, si possono dare anche i calci, ma a differenza della Thai boxe, si usano solo la punta o la suola del piede. Perciò per evitare di farsi male, si usano scarpe speciali, con la punta arrotondata. I calci non devono essere effettuati a gamba tesa, ma bisogna prima piegare il ginocchio, caricare il calcio e poi allungare la gamba il più possibile.
Con questo sport, acquisti molta agilità, velocità e scioltezza dei movimenti, ma anche coordinazione, perché è sempre necessario mantenere l’equilibrio tra le braccia e le gambe.
• Full contact: Disciplina di origine americana, che deriva dal karate. Letteralmente significa “contatto pieno o totale”, perché i colpi durante il combattimento sono “portati” a fondo con una grande forza d’impatto. Infatti Io scopo è quello di mettere ko l’avversario nel minor tempo possibile senza badare al senso estetico. Si possono dare pugni, anche con il dorso, e calci dalla cintura in su e nella parte laterale e frontale del tronco e della testa. Con il Full Contact si compiono movimenti ampi e alcune volte spettacolari con le gambe, che acquistano scioltezza e elasticità.
Prima e dopo il combattimento, devono essere eseguiti esercizi di stretching, per sciogliere e allungare i muscoli, evitando così stiramenti e dolori muscolari.
• Thai Boxe: È lo sport nazionale della Thailandia, ma anche una tecnica di difesa antichissima, che prevede una cerimonia magico-religiosa. Prima di ogni combattimento, infatti, i due sfidanti eseguono una specie di danza, che serve a scacciare gli spiriti maligni dal ring. Nella Thai boxe si combatte a piedi nudi, ma si utilizzano diverse protezioni, come il “paradenti” e il “paraseno” per le donne, perché sono ammessi pugni, calci, ginocchiate e gomitate sul corpo e sul viso. È una disciplina dura che punta soprattutto sulle gambe, rendendole toniche e elastiche.
Per incassare i colpi senza farsi male è necessario sviluppare anche gli addominali, che vengono potenziati in fase di allenamento.
• Sambo: È stato inventato dai servizi segreti sovietici del KGB dopo la Rivoluzione Russa allo scopo di trovare una disciplina capace di aggregare le diverse tecniche di combattimento presenti nell’Urss. Il risultato? Un misto di lotta libera, Judo e Karate. Il Sambo è una disciplina che potenzia molto le gambe e le braccia, grazie ai movimenti rotatori e alle varie tecniche di presa. tra cui quella di far cadere l’avversario prendendolo per le gambe e sollevandolo da terra. Inoltre, sviluppa i riflessi, perché nel Sambo vince chi gioca d’anticipo, e permette di avere un maggior controllo sulla propria aggressività, avendo, così, rapporti più equilibrati con gli altri.
PURTROPPO NON FUNZIONANO CONTRO GLI AGGRESSORI
Andrea Bisaschi, maestro di arti marziali, ha spiegato a “Libero” che le arti marziali non funzionano contro la violenza. Verso la fine degli anni ‘90 negli Stati Uniti fu effettuato un esperimento che faceva affrontare i migliori atleti di arti marziali americani con dei veri criminali abituati al combattimento da strada. L’unica regola, alla quale gli esperti di arti marziali dovevano attenersi era quella di attendere che l’aggressore, dopo la fase iniziale di offese e minacce, sferrasse il primo attacco. Gli atleti marziali hanno tristemente subìto la violenza fisica del criminale avendo la peggio.
Risultato: solo in pochissimi casi gli atleti sono stati in grado di reagire efficacemente e in linea di massima non sono stati in grado di fermare la violenza dell’aggressore. Questo perché pur essendo allenati sul piano tecnico, non conoscevano le loro reazioni di fronte alla paura e non erano addestrati ad affrontarle.Foto: innamikitas (Pixabay)
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