Lo SBARCO SULLA LUNA fu reale o no? L’ultima volta fu nel 1972 e la prossima, forse, nel 2028. Perché non siamo più tornati sulla Luna?


Ogni 20 luglio si festeggia lo sbarco sulla Luna dell’uomo, e ogni 20 luglio tornano le teorie del complotto secondo cui l’uomo non è mai stato sulla Luna. O, almeno, non c’è stato nel 1969. Ci sono decine di documentari, film e articoli su questo tema, ma noi vogliamo rispondere a una domanda in particolare, quella che reputiamo sia la domanda delle domande: perché l’uomo non è più tornato sulla Luna?

«Torneremo sulla Luna, nel 2028»

Le teorie del complotto esistono praticamente da sempre (esistevano già nel 1968, un anno prima della missione dell’Apollo 11), ma non smettono mai di essere vive. Come mai? Perché ci si mettono gli stessi esperti che anziché chiarire, danno informazioni che rafforzano queste teorie. Come quando nel 2019 l’ex amministratore capo dell’agenzia spaziale americana, Jim Bridenstine, annunciò tutto contento il grande progetto per riportare l’uomo sulla Luna. E mica subito, no, dopo nove anni: nel 2024 ci sarebbe stata la prima missione dimostrativa per testare la capacità di discesa sulla superficie lunare, nel 2026 ci sarà una seconda missione di prova e nel 2028 avverrà il trasferimento dei primi astronauti dalla stazione orbitante Lunar Gateway (l’ex Deep Space Gateway sulla superficie lunare.

«Iniziando con una serie di piccole missioni commerciali sulla Luna già quest’anno, utilizzeremo nuovi lander, robot e infine esseri umani entro il 2028 per condurre ricerche scientifiche sull’intera superficie lunare» (Jim Bridenstine, NASA)

La roadmap del progetto prevedeva la costruzione della stazione spaziale a partire dal 2022 grazie alla collaborazione di altre agenzie spaziali e questa sarebbe stata la base per arrivare sulla Luna e forse anche oltre, perché l’obiettivo dichiarato è Marte: nel budget di 21 miliardi dollari stanziato dall’allora amministrazione Trump c’era l’obiettivo del ritorno sulla Luna e la possibilità di portare sulla Terra un campione del pianeta rosso.
In realtà il cronoprogramma è cambiato e solo nel 2025 ci sarà il lancio dei due moduli integrati Power and Propulsion Element (PPE) e Habitation and Logistics Outpost (HALO). Quindi tre anni di ritardo. Questo fa pensare che il nuovo sbarco sulla Luna arriverà ancora più avanti del 2028.

Insomma, nel 2024 stiamo ancora in alto mare. Nel 1969 si pensava che nei decenni successivi sarebbe stato normale andare e tornare dalla Luna, visto quanto fatto e invece dopo la missione del 1969 ne seguirono altre fino al 1972 con Harrison Schmitt che fu l’ultimo uomo a camminare sulla superficie lunare, poi più il nulla fino a oggi. Dal 1972 a oggi tecnologicamente è successo di tutto. Meno di dieci anni dopo l’ultimo sbarco sulla Luna, nel 1 esordiva lo Zx81 che aveva questa grafica e la potenza RAM di 1 kB.

Oggi abbiamo la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale, i computer quantistici e chi più ne ha più ne metta, eppure lo sbarco sulla Luna sembra una cosa quasi impossibile. E ci credono sempre più persone: In Russia stanno peggio: il 49% non crede allo sbarco sulla Luna degli americani. Negli Stati Uniti una quota che oscilla tra il 5-10% non ci crede e addirittura un britannico su sei sostiene che non c’è mai stato lo sbarco sulla Luna. Un sondaggio negli Stati Uniti della Gallup del 1999 sosteneva che il 6% degli statunitensi aveva dubbi sull’allunaggio quindi stiamo peggiorando. Sempre più gente non ci crede. Perché? Perché se con tutta la tecnologia di oggi non siamo ancora tornati sullo spazio forse Kaysing aveva ragione: non c’era la tecnologia sufficiente per andare sullo spazio.

Le tesi delle teorie del complotto

La teoria del complotto lunare (in inglese detta anche Moon Hoax, “frottola della Luna”) iniziarono a circolare per la prima volta nel 1976 con il libro Non siamo mai andati sulla luna (We Never Went to the Moon) di Bill Kaysing, scritto in collaborazione con Rendy Reid. Nel libro, Kaysing affermava che la tecnologia degli anni sessanta non era sufficientemente avanzata da permettere un allunaggio con equipaggio. Inoltre, sosteneva che a causa della cattiva amministrazione di quegli anni, la NASA non aveva la forza economica per ottenere il successo dichiarato e che le prove degli allunaggi erano state falsificate dalla NASA, con la collaborazione del governo degli Stati Uniti, in competizione con l’URSS per la “conquista dello spazio” nel contesto della guerra fredda (era stata la Russia ad inviare il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin). Un’altra teoria di Kaysing riguardava il coinvolgimento del famoso regista Stanley Kubrick che sarebbe stato incaricato di girare i filmati delle missioni lunari dopo il successo del suo film 2001: Odissea nello spazio. Si dice che Kubrick abbia accettato sotto la minaccia di rivelare il coinvolgimento di un suo inesistente fratello “Raul” con il partito comunista. Il filmato dell’allunaggio sarebbe stato girato alla Norton Air Force Base di San Bernardino. Tutto affascinante, se non fosse che Kubrick non aveva un fratello e che Kaysing aveva sì lavorato alla Rocketdyne ma in un reparto diverso e fino al 1963 e infatti le sue teorie sono state smentite.

Leggi: La storia del vero finto allunaggio girato da Kubrick

Negli anni, però, le teorie complottistiche sull’allunaggio si sono perfezionate, aggiungendo che l’allunaggio fosse una distrazione dalla guerra del Vietnam e che dopo l’incidente dell’Apollo 1, la NASA aveva preferito inscenare un falso allunaggio per evitare ulteriori perdite umane. La domanda maggiore, però, è sempre la stessa: se la tecnologia si è evoluta così tanto, perché non siamo più tornati sulla Luna? Da qui la deduzione: perché non siamo mai stati sulla Luna.

Le prove della verità dello Sbarco sulla Luna

Eppure, nonostante le teorie del complotto, ci sono numerose prove che dimostrano la veridicità delle missioni Apollo:

  1. Produzione di materiali: Le missioni Apollo hanno prodotto un gran numero di fotografie, filmati, registrazioni audio, campioni di rocce lunari e dati scientifici che hanno portato alla pubblicazione di centinaia di articoli scientifici. Falsificare tutti questi materiali in modo da ingannare scienziati e tecnici sarebbe stato troppo complesso.
  2. Personale coinvolto: Più di 400.000 persone hanno lavorato al progetto lunare per circa dieci anni e una dozzina di uomini hanno camminato sulla Luna, riportando le loro esperienze.
  3. Prove indipendenti: La sonda giapponese SELENE, lanciata nel 2007, ha fotografato la zona dove è sbarcato l’Apollo 15, confermando le foto scattate dagli astronauti nel 1971. Anche la sonda indiana Chandrayaan 1 ha confermato la veridicità dell’allunaggio dell’Apollo 15.
  4. Foto della NASA: Nel 2009, la NASA ha divulgato foto delle zone di allunaggio delle missioni Apollo, acquisite dalla missione Lunar Reconnaissance Orbiter.
  5. Rocce lunari: Gli astronauti delle missioni Apollo hanno riportato sulla Terra un totale di 382 chilogrammi di campioni lunari, che presentano caratteristiche uniche, come l’assenza di tracce di acqua e la presenza di gas nobili derivati dall’interazione con i venti solari, che non si trovano nei meteoriti.
  6. Retro-riflettori laser: Le missioni Apollo 11, 14 e 15 hanno posizionato sulla superficie lunare dei retro-riflettori laser, che permettono di misurare la distanza tra la Luna e la Terra con precisione millimetrica.

Perché non siamo più tornati sulla Luna?

E qui siamo alla domanda delle domande, allora perché non siamo più tornati sulla Luna? Le ragioni sono tante, ma una sembra la più chiara e la più ovvia: non ci sono più le motivazioni per tornarci. Nonostante il successo di quella missione, in pratica, non ci interessa tornare ad esplorare un pianeta più o meno inutile. Inutile nel senso di automaticamente inospitale. Forse se fosse stato un pianeta ospitale dove poterci trasferire, si sarebbe investito in questo senso e invece si è scelto altro. Se la Luna fosse un pianeta simile alla Terra, forse ci si sarebbe concentrati per rendere più semplici i viaggi andata/ritorno dalla Luna, ma non lo è. Può diventare ospitale solo costruendo da zero un ambiente adatto. E costruire da zero una o più case, quindi una città, non è semplice vista la distanza e il materiale da trasportare. Ecco perché si è pensato ad altro, a costruire strutture intermedie come la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ad esempio.

Partiamo dal presupposto che il programma Apollo è costato circa 28 miliardi di dollari dell’epoca. Al cambio storico, questa cifra corrisponde a una somma intorno ai 230 miliardi di euro attuali. Erano costi elevati sostenibili psicologicamente per via della sfida della Guerra Fredda USA-URSS, ma nei decenni successivi questa motivazione è venuta meno e quindi anche i finanziamenti. Meno risorse economiche, ha significato fare delle scelte: investire miliardi per un pianeta inutile, o investire miliardi per costruire altro? Si è scelta quest’ultima, e infatti dopo gli anni ’70, l’interesse si è spostato verso altri progetti, come il programma Space Shuttle (iniziato il 12 Aprile 1981), la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale (dal 1998) e la messa in orbita e la manutenzione dei satelliti e telescopi spaziali, come il Telescopio Spaziale Hubble. Questi progetti hanno avuto bisogno di grandi investimenti e risorse, ad esempio la costruzione dell’ISS è costata circa 160 miliardi di dollari.

Poi c’è anche la questione della sicurezza. Bisogna dire che nonostante le misure di sicurezza adottate, allora lo sbarco fu un azzardo, ma oggi, non essendoci più fretta, si cerca di non rischiare. Ad esempio, è difficile atterrare sulla Luna (ci hanno provato in tanti ma ci sono riuscite solo le agenzie spaziali di Usa, Unione Sovietica e Cina) e questo perché la Luna non ha atmosfera, quindi non c’è la resistenza dell’aria durante la discesa e diventa più difficile frenare la sonda. Poi, essendoci un suolo irregolare è pieno di rocce e di polveri che possono ingannare i sensori. Infine, per via della distanza è impossibile avere comunicazioni in tempo reale, c’è un po’ di lag e per questo l’allunaggio deve essere gestito dal computer di bordo che deve saper decidere in maniera autonoma.

Quindi sì, siamo stati davvero stati sulla Luna, ma fu quasi un azzardo dovuto al contesto storico e alla tecnologia di allora. Le prove concrete confermano che l’uomo ha davvero camminato sulla superficie lunare, ma queste non spengono le teorie complottistiche che continuano ad affascinare perché, fondamentalmente, non ci siamo più tornati. Se ci fossimo stati anche solo una volta recentemente, allora molti sarebbero convinti, ma così non è stato. La Nasa avrebbe dovuto focalizzarsi sul viaggiare verso la Luna solo per zittire i complottisti? No, anche perché fu anche grazie a quei viaggi se oggi abbiamo tante tecnologie di uso comune, ma questa decisione alimenta le teorie e lo farà per sempre.

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